Formazione Triennale Psicologi Sardegna
L’Ordine degli Psicologi della Sardegna per il triennio 2016-2018, in seguito a consultazione degli Iscritti e delle Iscritte, individua le priorità nel campo della formazione e dell’aggiornamento nell’ambito delle seguenti tematiche:
1. Necessità di superare il modello medico in psicologia, ed in particolare il paradigma nel quale al bisogno (sanitario, sociale, assistenziale) il professionista risponde accettando la delega e cercando di dare la risposta di “cura” (all’individuo, alla famiglia, al gruppo). Si ravvede invece la necessità di una specifica formazione ed apertura alla psicologia del benessere in un approccio incentrato anche sul lavoro di rete e di comunità che ri-conferisca al singolo, alle famiglie ed alle comunità il compito di strutturare stili di vita e modelli relazionali e sociali più “sani”. In tale approccio il ruolo del professionista è quello di facilitatore di tali processi, mobilitando tali istanze di cambiamento nella rete sociale di appartenenza. In questa ottica rientrano, a puro scopo esemplificativo, di promozione del benessere psicofisico e relazionale (ivi compresi gli interventi di psicologia dello sport, il lavoro di rete nei servizi sociali e nella psicologia territoriale, ecc.);
2. Il Trend demografico manifesta una palese caratteristica: la popolazione sta invecchiando. Questo richiede una presa di consapevolezza dalla quale conseguono importanti mutamenti sociali e di programmazione socio-sanitaria. La formazione in psicologia deve aprirsi veramente ad un diverso approccio alla psicologia evolutiva, ripensando e promuovendo un diverso ruolo sociale della “Terza età”. Il tutto al fine di ripensare la qualità della vita nell’invecchiamento, riflettere su come usare positivamente le risorse della popolazione anziana nella comunità, nonché aprirsi in modo più chiaro al tema della cura in età geriatrica sia in termini individuali che rete. In questa ottica rientrano, a puro scopo esemplificativo, tutti gli interventi di psicologia e psichiatria geriatrica, il lavoro di rete e di comunità nell’organizzazione e nella strutturazione della Assistenza Domiciliare Integrata, il ripensamento degli interventi geriatrici nella psicologia ospedaliera, ecc.
3. La globalizzazione ed in conflitti economici, religiosi e culturali mondiali stanno mobilitando flussi migratori che la nostra società sta subendo senza acquisire un ruolo di governo attivo di tali processi da un punto di vista sociale. Tali flussi stanno profondamente modificando le relazioni sociali, sia in termini di struttura relazionale e familiare, di abitudini di vita, alimentari, di convivenza urbanistica, ma anche in termini di struttura familiare. In questa ottica si intende anche porre una specifica attenzione non solo ai flussi migratori esterni (rifugiati politici e di guerra, immigrazioni legate alla povertà dei paesi d’origine, ecc.), ma anche ai flussi migratori interni al mondo occidentale. Sempre più spesso in questa fase storica globalizzata, l’individuo si muove dove c’è il lavoro (si veda il tema della “fuga dei cervelli all’estero”, o anche la recente riorganizzazione della riforma scolastica). Questo produce un diverso orientamento individuale, familiare e di comunità nel mantenimento delle relazioni affettive e sociali importanti, che gli psicologi devono essere in grado di capire, orientare e sostenere in nuovi modelli di sviluppo sostenibili. In questa ottica rientrano, a puro scopo esemplificativo, tutti gli interventi di psicologia transculturale, delle emergenze e dell’accoglienza, al lavoro sociale e di rete, nell’etnopsichiatria, nella pianificazione urbana e nell’integrazione di tali variabili nella psicologia ospedaliera e territoriale (servizi sociali, ecc.);
4. Emerge in modo chiaro un elevato costo ed una elevata complessità nella gestione del fenomeno della “medicina difensiva” e della “psicologia difensiva”. Gli utenti e la cittadinanza oggi sono spesso informati e capaci, più che in passato di richiedere e difendere i propri diritti di cura e salute. Sempre più spesso si evidenza un aumento di contenziosi legali tra utenti e professioni sanitarie (psicologi compresi), che impattano poi anche sull’ulteriore attenzione e cura da destinare alle prassi deontologiche corrette. Questo fenomeno influenza molto la “relazione di cura” che viene sempre spesso connotata da valenze dii sfiducia reciproca e scarsa cooperazione. Tale processo oltre ad avere elevati costi finanziari, modifica anche la qualità della vita professionale degli psicologi. Per tale ragione pare necessario procedere a specifici momenti formativi che prevedano:
a. Interventi finalizzati alla tutela del professionista, acquisendo maggiori competenze sugli aspetti normativi e deontologici della professione;
b. Interventi volti all’acquisizione di competenze nella valutazione del danno psicologico nelle valutazione peritali ed assicurative;
5. Emerge una nuova sensibilità nel mondo aziendale in merito alla qualità della vita lavorativa di chi opera in azienda, proprio per le conseguenze dirette che tale benessere nel posto di lavoro determina nella qualità della produzione, ma anche nella riduzione dei contenzioni legali (vedi il tema dello stress lavoro correlato). Emerge inoltre un’apertura della psicologia del lavoro all’approccio di Comunità. Sempre più spesso giovani colleghi si impegnano in interventi di rete che mettono in raccordo micro e macro economie locali (di quartiere, interservizi, interistituzionali, ecc.). Tali buone prassi emergenti devono essere diffuse e implementate con specifici momenti formativi nell’ambito della psicologia del lavoro, della formazione, della valutazione dello stress lavoro correlato e nella promozione di modelli di sviluppo sostenibili delle carriere individuali ed aziendali.
6. La società sta maturando un diverso approccio ed una maggiore sensibilità nell’integrazione della diversità e delle “diverse abilità”. Emerge inoltre una cultura dei diritti all’integrazione che i diversi soggetti affermano in modo più attivo e positivo. Questo rende necessario uno specifico percorso formativo per gli psicologi volto a facilitare ed orientare tali processi di integrazione della diversità (razziale, culturale, religiosa, sessuale, ecc.) nonché della disabilità in generale. Questo anche in funzione delle modifiche sociali e normative che l’UE richiede in termini di accoglienza ed integrazione delle diverse forme di unione civile e familiare, ecc.
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Data: 23-01-2016
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